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dai GIORNALI di OGGI

A Horsham il summit finanziario in vista dell'incontro del 2 aprile a Londra

G20, nessun accordo sui paradisi fiscali

Accordo sulle agenzie di rating e su un aumento dele risorse al Fondo monetario internazionale

2009-03-14

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2009-03-14

A Horsham il summit finanziario in vista dell'incontro del 2 aprile a Londra

G20, nessun accordo sui paradisi fiscali

Accordo sulle agenzie di rating e su un aumento dele risorse al Fondo monetario internazionale

HORSHAM (Inghilterra) - Nessun accordo dei ministri finanziari del G20 sui paradisi fiscali. È quanto emerge dal summit di Horsham, in Inghilterra, all'indomani della decisione di Svizzera, Austria e Lussemburgo di attuare nome meno rigide del segreto bancario per evitare di essere inseriti nella "lista nera" dei paradisi fiscali, per i quali l'Ue vorrebbe applicare sanzioni. A Horsham l’accordo sui paradisi fiscali, stando a fonti europee citate dall'Apcom, non sarebbe stato raggiunto a causa dell’opposizione di "un grande Paese emergente", ovvero la Cina, che non vuole rinunciare allo statuto di Hong Kong e di Macao e che "non ritiene che i paradisi fiscali siano all’origine della crisi". Inoltre l’argomento è stato messo in secondo piano dai padroni di casa, i britannici, secondo cui "non è la priorità delle priorità".

FMI - I ministri economici e finanziari e i governatori dei Paesi del G20, riuniti in un grande hotel di campagna del West Sussex per una riunione che prepara il terreno per il vertice di capi di stato e di governo del 2 aprile a Londra, si sono accordati per un aumento "significativo" delle risorse del Fondo Monetario Internazionale. Un'intesa inoltre è stata raggiunta sulle agenzie di rating, che dovranno essere registrate presso le autorità di ciascun Paese.

BOZZA FINALE - Nel comunicato finale i ministri riuniti a Horsham non rivolgeranno alcuna richiesta specifica di impegno ai vari governi ma si limiteranno a menzionare il pacchetto di stimolo fiscale. Il documento sarà breve e privo di indicazioni precise che saranno invece rinviate al vertice dei capi di Stato e di governo del 2 aprile prossimo a Londra.

14 marzo 2009

REPUBBLICA

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2009-03-14

G20: "Pronti a tutto per la crescita"

OMA - "I G20 ha compiuto azioni decise, coordinate e ampie per rilanciare la domanda e l'occupazione e siamo preparati a prendere qualunque misura necessaria fino a quando non ripartirà la crescita". E' quanto si legge nel comunicato finale del G20.

"La nostra priorità chiave - è scritto nel comunicato - è ora quella di ripristinare il mercato del credito affrontando con forza, dove necessario, i problemi nel sistema finanziario attraverso il continuo sostegno alla liquidità, la ricapitalizzazione delle banche, e gestendo il problema degli asset tossici attraverso una regolamentazione comune".

A margine della riunione, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha detto che "il problema dei problemi è l'export": "In settembre-ottobre il problema era la liquidità, un problema finanziario. Oggi il problema è l'export ed è connesso con la fiducia. Occorre la fiducia. Oggi i dati del commercio internazionale sono come dopo l'11/9, quando tutto si fermò. Investi se c'è domanda, anche se i tassi sono alti. Ma se non c'è richiesta, questo non avviene".

(14 marzo 2009)

 

 

L'UNITA'

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2009-03-14

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-03-14

G-20 verso intesa sulle regole.

No a nuovi piani di stimolo

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14 marzo 2009

Dopo le "discussioni molto utili" avute nella cena di venerdì sera, secondo le parole del cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling, è iniziato a Horsham, cittadina del West Sussex, l'incontro dei ministri finanziari del G-20 per preparare la riunione dei leader di Governo che si terrà il 2 aprile a Londra.

Nel corso della mattinata si è raggiunto un primo accordo per imporre alle agenzie di rating di registrarsi presso le autorità di supervisione di ciascun paese, ma su altri argomenti, dai paradisi fiscali al rafforzamento degli stimoli per l'economia, il divario sembra essere ancora profondo. Nel corso della riunione è stato deciso di non fare alcun riferimento a somme o dati precisi per gli stimoli all'economia, come invece avrebbe voluto la delegazione statunitense. L'Unione europea, con l'eccezione della Gran Bretagna, vuole infatti prima vedere quali saranno gli effetti delle azioni intraprese fino ad ora. Il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, secondo quanto si apprende, avrebbe stimato tra il 23% e il 29% del Pil la quantità di denaro mobilizzata da Ue e Usa per affrontare la crisi in corso.

Il ministro britannico Darling ha finora espresso una posizione vicina a quella degli Stati Uniti, chiedendo ai venti grandi di essere pronti a nuovi pacchetti di stimolo. Fredda la risposta di Germania, Francia e Italia. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito: "È necessario rafforzare gli effetti delle misure già adottate prima di discutere di nuovi pacchetti di stimolo". La stessa linea enunciata ieri, prima dell'apertura dei lavori, dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dalla francese Christine Lagarde.

A quanto pare, non si raggiungerà un testo condiviso neppure sui paradisi fiscali. L'ostacolo viene soprattutto dalla Cina, che non vuole perdere i vantaggi offerti dalla vicinanza di Macao e Hong Kong. Tuttavia, i progressi fatti a livello europeo hanno suscitato il plauso del cancelliere Merkel e del premier britannico Gordon Brown, che si sono incontrati a Londra.

I due capi di governo hanno espresso il proprio apprezzamento per i "passi avanti" compiuti da Liechtenstein, Svizzera, Austria e Lussemburgo, che nei giorni scorsi si sono detti disponibili ad allentare le regole sul segreto bancario. "Solo pochi mesi fa sarebbe stato impossibile immaginare qualcosa del genere. È un segno che tutto il mondo sta lavorando insieme in questa direzione", ha concluso il primo ministro britannico. "Serve che in nessun luogo al mondo sia possibile evitare il sistema dei controlli internazionali" Per fare questo bisogna "riportare il sistema bancario "ombra" all'interno del sistema di controllo, inclusi gli hedge fund".

È stato infine raggiunto un accordo sull'aumento dei finanziamenti per il Fondo monetario internazionale. Secondo quanto si apprende, dovrebbe essere più vicino al raddoppio a 500 miliardi di dollari proposto dall'Ue che al triplicamento a 750 miliardi pensato dagli Usa. I Bric, ossia Brasile, Russia, India e Cina, si sono espressi a favore di un rafforzamento dei mezzi dell'istituzione di Washington, lanciando un allarme sul rischio di protezionismo.

"Ci rendiamo conto - si legge in un comunicato dei principali paesi emergenti presenti alla riunione dei G20 finanziari - che il protezionismo è una minaccia sempre più reale per l'economia mondiale". A loro parere, dunque, "dobbiamo evitare il protezionismo sotto tutte le forme e non permettergli di turbare l'economia. Fallire su questo terreno comporterà il rischio di rifare gli errori del passato che hanno portato alla Grande depressione" degli anni '30.

14 marzo 2009

 

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